Gioco online con canone del 3% sul margine netto
L'articolo analizza criticamente il decreto del Governo italiano sulla riforma del settore giochi, concentrato inizialmente sul canale online. Viene evidenziata la necessità di un intervento coordinato che coinvolga anche il gioco fisico e la fiscalità complessiva, e vengono trattate le modifiche alle concessioni, le nuove regole per gli operatori e le sfide legate alla sostenibilità del business in un contesto di elevata pressione fiscale.
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Edoardo Belli Contarini - Il Sole 24 Ore
2/9/20242 min read
Il decreto di riordino prevede al massimo cinque concessioni per nove anni Lo schema rimanda a un successivo intervento il resto della materia.
Il dossier del Servizio studi del Senato 225 del 30 gennaio esamina in modo parzialmente critico il decreto del Governo di riforma dei giochi, limitato per il momento al canale online, in attuazione dell’articolo 15 della legge delega 111/2023. Un successivo provvedimento completerà il riordino sia della raccolta del gioco attraverso la rete fisica, sia della fiscalità nel suo complesso, includendo imposte come il Preu, l’imposta unica, l’Isi, la “tassa sulla fortuna” e l’Iva.
La regolamentazione prioritaria dei giochi su canale virtuale o digitale, incluso il metaverso, è dovuta alla crescente diffusione del gioco a distanza, spinta dall’evoluzione tecnologica e dall'esigenza di sbloccare le concessioni prorogate. Tuttavia, sarebbe preferibile che la revisione dell'intero settore avvenisse contestualmente per entrambi i canali, digitale e fisico, per evitare le incertezze interpretative del passato.
Il primo decreto sul gaming online ha un impatto rilevante sul mercato, introducendo i seguenti aspetti principali:
Principi generali e fonti normative.
Regole fondamentali del rapporto concessorio, con rinvii al nuovo Codice dei contratti pubblici (Dlgs 36/2023).
Norme a tutela dei giocatori, bilanciate con le esigenze di gettito erariale.
Le modifiche al rapporto concessorio sono significative. Si prevede una durata massima di nove anni, senza possibilità di rinnovo, considerando il periodo di ammortamento degli investimenti del concessionario. Il sito internet autorizzato dall’amministrazione dei Monopoli sarà collegato alla singola concessione e a ciascun “gruppo societario” potranno essere attribuite al massimo cinque concessioni.
L'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli rilascerà le concessioni per giochi via internet, canale telefonico e TV interattiva solo a società di capitali con sede nella UE, che soddisfino requisiti rigorosi. Tra questi, spiccano:
Esperienza pregressa nel settore, con ricavi di almeno tre milioni di euro negli ultimi due esercizi.
Solidità economica-finanziaria definita nel bando di gara.
Assenza di gravi violazioni fiscali e previdenziali superiori a 35mila euro.
Tra gli adempimenti finanziari previsti, garantiti da una penale dello 0,5% del margine, figurano:
Un piano di investimenti validato da terzi, in relazione alla durata della concessione.
Il versamento di un corrispettivo una tantum di sette milioni di euro per concessione, oltre a un canone annuo del 3% sul margine netto.
Un investimento annuo dello 0,2% dei ricavi, fino a un massimo di un milione di euro, destinato a campagne informative per la tutela dei giocatori.
Una fideiussione definitiva calcolata su una percentuale dell’importo contrattuale.
Considerato che il prelievo erariale sui giochi in Italia è superiore rispetto agli altri Paesi europei (come indicato dalla relazione 2022 della Commissione parlamentare sul gioco), il decreto di riordino delle entrate tributarie dovrà garantire un livello massimo di tassazione tale da assicurare la sostenibilità del settore del gaming. Altrimenti, il mercato potrebbe essere dominato solo dalle società più strutturate, con il rischio di polarizzazione.



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